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Eliodoro e il territorio

Eliodoro vuole essere una risorsa che, interpretando le richieste provenienti dal mondo della fragilità e della diseguaglianza, sappia porsi con un atteggiamento propositivo, responsabile e in grado di essere agente e co-costruttore di risposte ai bisogni.

Questo implica mantenere alto l’interesse, non solo alle singole rappresentatività e soggettività, siano esse individuali o strutturali, ma anche a ciò che accade attorno a noi e alle dinamiche inter-relazionali di cui vogliamo essere protagonisti, per mantenere aperto e vivo il senso di comunità e convivenza sociale.

Eliodoro vuole essere un centro di vita sociale e non chiuso servizio, sola risposta pragmatica ad un bisogno; vuole porsi come luogo di incontro, apertura e dialogo, aggregazione e informazione. Le buone prassi, che via via vengono individuate, vogliono mantenersi aperte al confronto vitale con l’esperienza reale e incarnata nelle biografie individuali e comunitarie del nostro territorio.

Il territorio può e deve essere terreno, sul quale collocare servizi che interagiscono per vivificarlo. Accanto alle realtà istituzionali, come il Servizio Sociale della Comunità Alto Garda e Ledro e il Centro di Salute Mentale, Eliodoro ritiene che il benessere e la realizzazione personale dei suoi utenti possa rendersi concreto soprattutto attraverso la costruzione di reti amicali, fattive e durature, con le realtà associative (culturali, sportive, musicali, ricreative, ecc.), le cooperative e le scuole del territorio. Creare sinergie territoriali è per Eliodoro una tensione generativa.

Conoscere le realtà che operano sul territorio, è rintracciare le diverse competenze e vederle come risorsa; è sorreggere quella visione dell’individuo che definiamo olistica e che è costruita all’interno di un territorio dialogante.

Eliodoro cerca di essere non un mero esecutore di servizi per la fragilità, ma attore generativo di percorsi, idee, progetti, anche servizi ma soprattutto processi, e di farlo in una concezione di welfare più ampio; un welfare inteso non come servizio ma come relazione, perché avere cura di sé e degli altri non è un servizio sociale ma un modo di stare al modo, la scelta di una precisa (seppur ampia da costruire giorno dopo giorno) dimensione umana.

Un welfare che si basi sull’incontro con l’altro, sulla convivenza, sulla fiducia, sulla socialità, sulla costruzione di un’idea e una concretezza dello stare insieme.

Per questo Eliodoro cerca di incontrare e dialogare in tutti i modi possibili, anche con l’impresa for profit, la politica, gli ambiti culturali, i mondi sportivi, gli enti del tempo libero, nella consapevolezza che costruire il nuovo welfare sarà costruire i nuovi “beni comuni”.